# igordamilano

Datemi un microfono e vi solleverò il mondo

La nostra è una società che pulsa di parole.  Le persone hanno necessità di dire.  Più di dire che di ascoltare. Ma cos'è che hanno da dire? A volte, neppure lo sanno. C'è urgenza di imparare che dire non è comunicare.  Un microfono in mano non è solo un mezzo di comunicazione. Può diventare lezione.  Perché farsi sentire da un pubblico non è un gioco.  Se a voce accesa, si spegne il pensiero, c'è del lavoro da fare.  Se a voce accesa, si sforano i tempi, c'è del lavoro da fare. Un microfono crea contatto, non solo uditivo, umano. Se amplifica la voce di buoni pensieri, (ri)solleva il mondo. Il mio microfono guarda negli occhi.

Passione e comunicazione sono dritto e rovescio della stessa medaglia

Libri, radio, eventi, scuola e web. Cinque contesti che mi definiscono. Tutti mossi dallo stesso verbo: comunicare. Il verbo che dice tutto di me. Comunico con le parole parlate e scritte. Con gli spazi del corpo occupati sul palco. Con la pelle tatuata di chi ero e sono. Ancora vuota di chi sarò. Ma pronta ad accogliere nuove storie. Le stesse che racconto nei libri. Storie che comunicano di sensi e sentire. Le stesse diffuse in radio, per cantare la vita. Le stesse che incontro a scuola, in fragilità giovani. Le stesse che mi affascinano nel web. In comune, hanno tutte la passione. Passione e comunicazione sono parola fusa. Separate, diventano storia senza capo né coda.

Per smuovere, serve essere energia

Siamo fatti di parole e gesti. Non sempre coincidenti. Di verbale e non verbale. Di silenzi. Di monologhi. Di dialoghi. Di incertezze e sicurezze. Il mestierante della comunicazione lo sa. Un comunicatore è comunicazione efficace. “Azione di pace” per il pubblico. Perché intrattiene, diverte, commuove. Muove. Sposta il pensiero, da sé ad altri. È forma di energia. Oggi, energia 4.0 Fatta anche di comunicazione online. Sempre più veloce. Sempre più smart. Il punto di arrivo è capire. Capire cosa dire. Capire cosa non dire. Capire cosa scrivere.  Capire cosa non scrivere. Capire cosa muovere. Per smuovere.

Siamo tutti connessi

Esiste un prima e un dopo l’era social. Molti affermano di rimpiangere il prima. Però, vivono nel dopo.  Nel qui e ora, che è un qui e ora iperconnesso.  La comunicazione si è evoluta. È cambiata e ci ha cambiati.  Gesti e abitudini sono diversi. Ognuno sceglie come essere tecnologico.  L’eventuale incomunicabilità non è meccanica. È umana. La tecnologia è mossa dalle persone.  Il problema non è il mezzo, ma l’uso che se ne fa.  Siamo tutti connessi.  A volerlo, potremmo essere tutti con(n)essi. Comunicare è creare connessione.  Stabilire un punto di incontro tra persone. Il mio compito è proprio questo.  Come uomo e come professionista.  Creare contatto. Con tatto. Creare connessioni che attivino unioni. 

comunicazione
Comunicazione

Comunicare rende liberi

Non si nasce comunicatori. Qualunque sia il messaggio da far arrivare, c’è un tempo di elaborazione. Un tempo di studio e apprendimento. Di osservazione e pratica. Un tempo per conoscersi, se si vuole essere riconosciuti. La timidezza non è insormontabile.  Essere impacciati non è un limite.  Qualsiasi ostacolo è sempre un’opportunità. Prima si entra in confidenza con chi si è, meglio è. Ci si parla, per imparare a parlare.  Ci si ascolta, per imparare ad ascoltare.  Si matura, per imparare a comunicare. La comunicazione nasce dalla pazienza. Svincola dalla paura di se stessi.  Cresce nel riconoscimento degli altri.  Include, mai esclude.  Assume, quando è pronta, un volto universale. Perché ha il compito di arrivare a tutti.  Obiettiva e chiara. 

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